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The Steve Howe Album

The Steve Howe Album  

Rilasciato nel novembre 1979, “The Steve Howe Album” rappresenta il picco massimo raggiunto da Howe dopo l’abbandono degli Yes. tsha
Procediamo con ordine… Prima di tutto, chi è Steve Howe? Molti di voi forse se lo staranno chiedendo, dato che questo nome spesso cade nell’oblio di fronte a ben più celebri artisti musicali. Riconosciuto fin da piccolo come “enfant prodige” della chitarra, Steve Howe vive i propri anni d’oro negli Yes, vero e proprio supergruppo che contava tra i membri Rick Wakeman, Jon Anderson, Bill Bruford e Chris Squire. Durante il suo periodo solista Howe compone grandi pezzi dall’estremo studio melodico, rilasciando, oltre all’album qui preso in esame, altri grandi capolavori tra cui “Beginnings” (1975) e “Not Necessarily Acoustic” (1994), per non dimenticare le strepitose collaborazioni con altri artisti: suo è l’intermezzo di chitarra flamenco della traccia “Innuendo” dei Queen, facente parte dell’omonimo album rilasciato nel 1991. All’inizio degli anni Ottanta, Howe lavora con Carl Palmer, John Wetton e Geoffrey Downes, fondando gli Asia e componendo diversi album di successo. Nel 1985 ha poca fortuna il progetto GTR, supergruppo progressive con Howe, Steve Hackett (chitarristi eccezionali), Max Bacon, Phil Spalding e Jonathan Mover. Insuccesso, a mio modestissimo parere, davvero immeritato, dato che l’omonimo album della band, “GTR” (1986) appunto, è un vero e proprio capolavoro della storia della musica. Tutt’oggi Steve Howe è impegnato in nuove ricerche musicali e stilistiche, sviluppando sempre nuove tecniche sonore della chitarra.
Torniamo ora all’album… “The Steve Howe Album” è semplicemente una “tappa obbligatoria” per tutti gli appassionati dello strumento a sei corde, concentrato di innovativo senso melodico e originalità. Un lavoro dove la ricerca del suono viene a prevalere sulla pura tecnica.
The Steve Howe Album” è un insegnamento: un delizioso percorso attraverso le diverse sfumature della chitarra… Da grande collezionista dello strumento, Howe non si limita a collezionare e custodire ma, attraverso questo album, anche a condividere la sua passione e sperimentare i suoni di tutte le sue chitarre. Ecco dunque l’alternarsi di steel guitar, grandi marchi di celebri sei corde (Fender e Gibson), benjo, mandolini elettrici e non, sitar. Un disco dove le parole sono i suoni e la chitarra non è un unico, ideale modello, bensì possiede diverse sfumature e sonorità.
La traccia di apertura, “Pennants” diviene connubio tra la morbida apertura della Fender Twin Neck Steel Guitar e il prepotente ingresso della rombante Fender Telecaster. “All’s a Chord” rappresenta il “canto delle chitarre”, concerto di Martin, Gibson, nonché di mandolini, sitar e benjo. “Diary of a Man Who Vanished” trasforma l’improvvisazione solista in un brano paradisiaco. “Look Over Your Shoulder” è meravigliosa alternanza tra la squisita voce di Claire Hamill e i suoni metallici delle corde.
Sicuramente rivoluzionario, purtroppo molto spesso trascurato e ancor più frequentemente sconosciuto, “The Steve Howe Album” rappresenta una cesura stilistica netta con la tradizione chitarristica. Mai nessuno aveva dimostrato tanta perizia, tecnica, innovazione e virtuosismo quanto Howe, immenso chitarrista… Un quesito è ora d’obbligo: che sia lui il più grande di tutti i tempi?

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